Tratto dal settimanale “La Voce del Popolo” n.40 del 20 Ottobre 2022,
a cura di Massimo Venturelli

Don Mario Metelli è parroco di Rovato dal 2020. Lo scorso 15 ottobre, con l’ingresso nella parrocchia di Sant’Anna, ha completato un mosaico che vede sotto la sua responsabilità (per altro condivisa con altri sei sacerdoti e un diacono permanente) anche le comunità di Sant’Andrea, San Giuseppe, San Giovanni Bosco, Lodetto, Bargnana, Duomo oltre che di quella centrale dedicata a San Carlo.
Comunità.
Logico, come premette lo stesso don Mario, che il “racconto” della sua comunità non possa prescindere da questa caratteristica. “Quella di Rovato – afferma al proposito – è una comunità fatta di tante altre comunità diffuse su un territorio molto ampio. C’è ancora un sano campanilismo alimentato dal fatto che quelle delle frazioni non sono piccole realtà, ma comunità ben strutturate che hanno sempre trovato nella Chiesa un punto di riferimento importante”. Questo dato di fatto, però, non è per il parroco un elemento negativo, anzi. “La presenza di più comunità – afferma al proposito – da un punto di vista della vita di fede è un vantaggio, perché ci consegna un patrimonio ancora importante su cui impostare anche il cammino unitario, anche se non ancora formalizzato nell’orizzonte dell’unità pastorale, che il futuro ci mette davanti”.
Contagio.
Don Mario Metelli (oggi forse il parroco più “titolato” della Diocesi, ndr) è infatti convinto che possa nascere una sorta di “contagio positivo” tra parrocchie che pur appartenendo a un’unica realtà hanno caratteristiche proprie che contribuiscono a formare un mosaico bello. “L’entusiasmo di alcune realtà – afferma – può essere contagioso e trainante per altre che sentono un po’ più di fatica”. E proprio alla luce di tutte queste riflessioni non esita nel dare un giudizio estremamente positivo delle comunità che il Vescovo gli ha affidato, arrivando a definirle “officina dello Spirito Santo”.
Sfide.
Non che a Rovato manchino, come in tutte le altre comunità della Diocesi, problemi, criticità e sfide da affrontare. “Per quella che è la conoscenza di Rovato che ho maturato in questi primi due anni – afferma il parroco – mi pare di poter dire che ci sia una diffusa e convinta volontà di affrontare insieme queste sfide”. La prima è quella di mettere a punto un progetto ben definito, anche dopo anni in cui le parrocchie di Rovato hanno sperimentato qualche proposta unitaria per don Mario è giunto il tempo di iniziare a camminare con convinzione su questa strada.
Giovani.
Le fatiche e le difficoltà non lo spaventano: “Come comunità di fede dobbiamo guardare con fiducia e speranza – sono ancora le sue parole – a quello che, sul versante della pastorale, oggi ci possono insegnare i giovani e giovanissimi di Rovato che stanno sperimentando la bellezza di camminare insieme”. A sostenerlo, poi, c’è anche la convinzione che quello delle unità pastorali sia il futuro bello della Chiesa bresciana. Proprio la possibilità di poter lavorare in questa prospettiva è stata la molla che ha determinato il sì al Vescovo che lo voleva a Rovato.
Il Sindaco

Una comunità che col tempo ha imparato la virtù della convivenza
“Quella di Rovato è una comunità che ha imparato l’arte della convivenza”.
Questo è il quadro che il sindaco Tiziano Belotti fa della realtà che amministra da oltre sette anni, un aspetto che più di altri lo rende orgoglioso. “Nel giro di 20/25 anni – sottolinea – la popolazione è passata da 14.500 a 19.500 abitanti.
Si tratta di un incremento determinato quasi per intero da stranieri che hanno scelto di vivere a Rovato. Molti, col tempo, hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
Le nostre scuole sono diventate una autentica palestra di integrazione con importanti ricadute sulla vita della comunità”. Rovato, continua il Sindaco, ha saputo lasciarsi alle spalle un passato, ormai lontano, in cui si è cercato di fare di questa varietà un problema da cavalcare. Un aiuto per scongiurare questo rischio è arrivato, secondo Tiziano Belotti, dalla storia di una comunità che, grazie al suo mercato che vanta ormai una storia di 500 anni, è sempre aperta agli incontri e agli scambi. “Non bisogna poi sottovalutare – sono ancora considerazioni del primo cittadino – la presenza e il dinamismo di una forte e radicata presenza ecclesiale che nel tempo ha saputo plasmare la comunità anche da un punto di vista sociale.
Molte delle oltre sessanta realtà di volontariato attive sul territorio hanno le loro radici più profonde proprio in un contesto culturale che non ha mai visto la fede come qualcosa di scollegato da opere concrete di solidarietà e carità”. Tutto questo, per il sindaco Belotti, ha contribuito a fare sì che la Rovato di oggi, che dal palazzo comunale ha imparato a conoscere a fondo, sia realtà sicuramente più bella di quella del passato. “Oggi – afferma al proposito – siamo più completi e attrezzati per gestire al meglio problemi e tensioni che possono sorgere”.
Quella che guida dal 2015, poi, è una comunità che è andata assumendo una rilevanza sempre maggiore anche in un ambito sovracomunale.
“Oggi Rovato – sono ancora parole del Sindaco – è un punto di riferimento per un territorio più vasto di quello comunale con più di 50mila abitanti. Una parte del merito va anche al grande spirito di iniziativa dell’imprenditoria locale”. Sono oltre 2.500 le aziende locali, 400 delle quali sono nel settore del commercio, che hanno contributo a fare di Rovato un importante punto di riferimento. “Quello raggiunto – afferma ancora Tiziano Belotti – è un traguardo importante che, però, porta con se un di più di responsabilità non solo per il primo cittadino, ma per l’intera comunità”.
Articolo tratto dal settimanale diocesano La Voce del Popolo n. 40 del 20 ottobre 2022